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Qui accosto alla siepe
ove t'ascolto, Appennino,
fa radice la sera
e il suo acre sentore
mi risale sul dorso.
Mi è cara la rovina
che fa avare le fonti:
questa brulla distesa
ha l'eguale amarezza
dei giorni distrutti.
Non so da quali nascoste
vene tu nutri la notte
a valle e scopri la schiena
deserta. Roccia certa
il nostro dolore non muta
limo in ginestra.
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