Ecco ch'un'altra volta, o
valle inferna,
o fiume alpestre, o
ruinati sassi,
o spirti ignudi di
virtute e cassi,
udrete il pianto e la mia
doglia eterna.
Ogni monte udirammi, ogni
caverna,
ovunq'io arresti, ovunque
io muova i passi;
chè Fortuna, che mai
salda non stassi,
cresce ognora il mio
male, ognor l'eterna.
Deh, mentre ch'io mi
lagno e giorno e notte,
o fere, o sassi, o orride
ruine,
o selve incolte, o
solitarie grotte,
ulule, e voi del mal
nostro indovine,
piangete meco a voci alte
interrotte
il mio più d'altro
miserando fine.
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