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Fortuna che sollevi in
alto stato
ogni depresso ingegno, ogni vil core,
or fai che ’l mio in lagrime e 'n dolore
viva più ch'altro afflitto e sconsolato.
Veggio il mio re da te vinto e prostrato
sotto la ruota tua, pieno d'orrore,
lo qual, fra gli altri eroi, era il maggiore,
che da Cesare in qua fosse mai stato.
E donna son, contra le donne dico:
che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,
ogni ben nato core hai per nemico.
E spesso grido col mio rozzo inchiostro,
che chi vuol esser tuo più caro amico,
sia degli uomini orrendo e raro mostro.
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