dinobecagli@virgilio.it

                                                                                                                    di terra & poesia è il primo cd-audio dedicato a quanti stimolati dall'ascolto vorranno conoscere la figura e l'opera degli  autori  in  raccolta scoprendone la bellezza in un rinnovato interesse per la poesia lucana.

Home
 

I

 

P

O

E

T

I

LAURA BATTISTA

 

La sera dell'addio
    
 
 
Come bella è la notte! Indifferente
alle mondane gioie ed agli affanni,
tra le beate region del cielo
incede la gentil luna, che irradia
sereni colli e spaziose valli
col suo lume d'argento; e scintillanti
d'uno splender dolcissimo le stelle
languidamente girano pei campi
de l'essere immortali, e pudibonda
la soave natura onnipossente
presa d'arcana voluttà riposa
ne le braccia di Dio! Ratto è sparito
questo bel giorno; e pei sentier non s'ode
che il mesto canto di fidenti gruppi
di poveretti villici tornati
dall'affanno dei campi alla modesta
allegria dei tugurii, ove li attende
misero cibo e pace. Oh grata assai
è tal canzone, se lontan lontano
il pietoso lamento e non le indòtte
ruvide voci e le parole ascolta
alma dolente di poeta . . . Allora
ei si rammenta de le sue memorie
più dilette e funeste, a cui la dolce
solitaria armonia de l'usignuolo
da l'alte cime di selvaggi pioppi
tempra od accresce pena:
O fida amica.
tu dormi, e forse nel pensier vagante
nel labirinto di avvenir, felici
giorni già sogni che vivrai lontana
da la terra nativa, e te non preme
lo smisurato affanno onde si aggrava
un desolato core. Ed io diserta
qui piango, e maledico il novo giorno
che a me ti strappa, a me cui fosti ognora
adorata compagna. Ahi! pria che il sole
tomi a brillar nel firmamento, e lieti
al novo dì garriscano gli augelli
tra le foglie dei mirti, irrequieta
balzerai tosto da le calde piume
de l'ostello paterno, e palpitando
t'involerai per sempre all'amor mio !
Addia, vaga fanciulla ! — Oh non a questo
io credeami serbata ! Ecco svanita
ogni nascente speme. E tu, soave
paradiso degli anni, irrevocata
felicità, svanisti, e alle ridenti
gioie de' miei pensier fosco successe il
disinganno. O mia diletta, è spento
nel mio petto il coraggio, e a me non resta
che una gelida tomba. Almen rammenta
la tua fida infelice, e allor che lunge
da me sarai pensa al dolor che invade
l'affannato mio spirto, ed improvvisa
di amarezza una lacrima ti corra
Alla mesta pupilla !
Ohimè ! fian vani
i miei delirii; ed io qui fremo indarno
sulle umane sventure. Or freno il pianto,
però che vano è il duol, però che il ciglio
inaridito io sento. Ahi! dunque al mondo
sarò sempre solinga ? A me negare
ogni gioia i celesti, e derelitta
palpitando vivrò ? — M'acqueto, e soffro
sommessamente. A' suoi diletti il cielo
non serbò che sciagure: e allor che il turbo
più si addensa dei mali e il sentimento
del dolor più ti opprime, amara è quella
una prova di affetto e di costante
simpatia del Signore ! Addio, fanciulla,
l'ultima volta ! — A tè conceda Iddio
giovinezza beata, ed una calma
che alla mia non somigli. In breve, o cara,
ti desterà con provvida premura
la mattiniera lodoletta, e lieta
sarai per sempre. Addio: lascia l'amica
a' suoi crudi tormenti, e sii felice!...